Matsumoto Seichō, “La ragazza del Kyūshū” – MilleGru #1

La ragazza del Kyūshū è un romanzo noir scritto da Matsumoto Seichō nel 1961 (titolo originale: “Kiri no hata”) e pubblicato da Adelphi nel 2019 con la traduzione di Gala Maria Follaco. Salta subito all’occhio la quantità di tempo trascorso tra la pubblicazione in Giappone e la traduzione italiana. Moltissimi degli scritti di Matsumoto Seichō (1909-1992) rimangono inediti nel nostro Paese, infatti oltre a questo, sono solo tre i titoli che si possono trovare nelle librerie italiane: La morte è in orario (1971 e 2018, col nuovo titolo Tokyo Express), Come sabbia tra le dita (1989, 2018) e Il palazzo dei matrimoni (1998).

Il Kyūshū è una regione del Giappone. Più precisamente si tratta di un’isola situata a sud-ovest, la cui capitale della prefettura è la città di Nagasaki. Le basi della vicenda narrata si svolgono però nella città di K., a nord dell’isola. Probabilmente si tratta di Kitakyūshū, città natale dello scrittore del romanzo Matsumoto Seichō (1909-1992). Questa città dista da Tokyo poco meno di tredici ore utilizzando l’automobile, quindi cosa spinge la ragazza del Kyūshū a viaggiare fino alla capitale?

Yanagida Kiriko, la protagonista del romanzo, è una ventenne che abita nella città di K. insieme al fratello maggiore, Yanagida Masao. Quest’ultimo insegnante presso la scuola elementare, lei dattilografa in un’azienda, entrambi guadagnano abbastanza da riuscire a vivere, ma non si può dire che siano benestanti.
L’antefatto del libro viene raccontato proprio da Kiriko che ha viaggiato da K. a Tokyo per chiedere ad uno dei migliori avvocati del Giappone – se non il migliore – di occuparsi del caso che ha coinvolto il fratello poco tempo prima. Egli infatti è stato accusato di aver assassinato un’usuraia, Watanabe Kiku, con la quale aveva appuntamento proprio la sera in cui è stata uccisa per darle parte della somma che le doveva restituire. Ora rischia le pena di morte.
L’avvocato in questione, Ōtsuka Kinzō, si è occupato di centinaia di casi nel corso della sua carriera. La ventenne spera fortemente che l’uomo decida di accettare di occuparsi di questo: è fermamente convinta dell’innocenza del fratello ed è certa che attraverso la bravura e l’esperienza di Ōtsuka verrebbe giudicato innocente.
Tuttavia, le lancette sull’orologio si muovono velocemente e l’ora dell’appuntamento con l’affascinante e intraprendente Michiko si avvicina. Inoltre, la giovane non ha denaro sufficiente per poter pagare le innumerevoli spese necessarie, quindi l’avvocato rifiuta la sua richiesta. La ragazza, dopo un altro inutile tentativo, fa ritorno nella città di K.
Dopo pochi mesi, sul tavolo di Ōtsuka compare una cartolina dal Kyūshū da parte della giovane.
Le poche righe scritte sul retro susciteranno nell’avvocato forti sensi di colpa. Perché? E inoltre, cosa spingerà Kiriko trasferirsi a iniziare a lavorare al bar Kaisō a Tokyo? E come si svolgerà la trama vendicativa ideata dallo scrittore?

Leggendo questo romanzo si nota fin da subito la volontà da parte dello scrittore di dare una caratterizzazione marcata al personaggio di Kiriko. La sua personalità ci viene restituita dalle impressioni che la giovane suscita nei personaggi con i quali interagisce.

“Kiriko rivolse uno sguardo duro all’avvocato. Una vena azzurrina le comparve sulla fronte. Le labbra graziose erano serrate. Ōtsuka cominciava a sentirsi sotto pressione”.

“Malgrado le linee morbide della sua figura, c’era qualcosa di inflessibile in lei, pensò l’avvocato, come fosse stata forgiata nell’acciaio”.

Si tratta di due citazioni che restituiscono perfettamente l’idea di una giovane forte e determinata nella sua convinzione riguardo l’innocenza del fratello. Queste sue caratteristiche si ripresenteranno con costanza lungo l’arco narrativo, mostrando la grande caparbietà di cui questa giovane si dota per far fronte agli ostacoli che incontrerà.
Molta attenzione viene data anche al personaggio chiave di Ōtsuka, vero motore delle vicende che si sviluppano nel romanzo. Un personaggio indubbiamente affascinante, teso tra la vita serena e agiata di un avvocato che intrattiene una relazione clandestina con la bellissima Michiko; e i dubbi ed i sensi di colpa suscitati da Kiriko, che lo divorano lentamente:

“Era preoccupato. Ora si ricordava tutto: dopo il golf a Kawana con Michiko era andato a Hakone. Il giorno precedente, quando ricevette la visita della ragazza, Michiko era già a Kawana, e lui era impaziente di raggiungerla. […] Ciononostante, non riusciva a liberarsi della voce che gli ripeteva: «E se… E se…?»”.

La vicenda è contornata anche da diversi altri personaggi, che tuttavia sembrano fare da contorno al rapporto drammatico che si instaura tra Kiriko e a Ōtsuka. Questa relazione intende essere una denuncia da parte dello scrittore che è stato anche giornalista e utilizzava i suoi romanzi per trattare tematiche sociali rilevanti.
In questo caso pone l’accento sulla difficoltà che le persone povere incontrano quando viene il momento di avere una difesa in tribunale: mentre i più abbienti hanno accesso a ottimi avvocati, i più poveri devono fare affidamento agli avvocati d’ufficio, non sempre eccellenti. La necessità di grandi somme di denaro per farsi assistere da un buon avvocato viene espressa da Ōtsuka stesso: “[…] ma una persona con la mia esperienza non può che costarle più di un normale avvocato, uno più giovane. Ci sono molte spese, quelle di viaggio per esempio, la diaria, poi quelle per le indagini: le verrebbe a costare una cifra enorme. Il tutto in aggiunta alla mia parcella. […]”.

Kiriko dà voce all’accusa a questo sistema formulata dallo scrittore: “[…] Accetta di seguire un caso solo se c’è da guadagnare. Se uno non ha soldi lei rifiuta. In fondo si tratta di questo, vero, avvocato? E a lei sta bene così, immagino. […]”; insieme ad Abe Keiichi, un giornalista che durante la vicenda si interessa al caso: “Intendo dire che oggigiorno per farsi assistere da un avvocato in tribunale ci vuole moltissimo denaro. Soprattutto se si tratta di un illustre avvocato. Proprio come dice lei: i poveri non hanno alcuna speranza di avere giustizia. […]”.
Si tratta quindi di un sistema che premia i ricchi e benestanti e che sfavorisce i meno abbienti. Tale denuncia resta, purtroppo, molto attuale in diverse nazioni.

Questo noir estremamente accattivante porta il lettore a divorarne le pagine per risolvere i tanti interrogativi che, fino alla fine, rimangono senza una risposta. Lo stile realistico di Matsumoto Seichō permette una completa immersione nella Tokyo degli anni ’60, estremamente dinamica, ricca e povera, delinquente e raffinata, punteggiata da personaggi tormentati le cui decisioni avranno ripercussioni terribili su di loro. Concede di prendere un’ampia boccata d’aria solo dopo aver letto l’ultima parola, tanta è l’avidità di conoscere ciò che seguirà.

Articolo pubblicato da Vanessa Ferrando

6 commenti

    • Ciao Celia, innanzitutto grazie per l’interesse. Hai capito perfettamente: fino all’ultimo non si comprende come andranno a finire le cose tra Kiriko e l’avvocato Otsuka. Si possono fare delle ipotesi, certo, ma il finale lascia storditi per la sua crudezza.

      Piace a 2 people

Lascia un commento